Dettagli Chiave
Nome completo: SUSINCER – Sustainable use of bioactive compounds from Brassicaceae and Solananceae wastes for cereal crop protection
Data d’inizio: 01 Settembre 2020 Durata: 36 mesi
Budget: 300.000 €
Ente finanziatore: Fondazione Cariplo – “Bando Economia Circolare: ricerca per un futuro sostenibile – Area Scientifica”
Coordinatore: CREA – Cerealicoltura e Colture Industriali
Contesto
Un utilizzo efficiente e sostenibile delle risorse agro-industriali è possibile solo cambiando prospettiva. Il consumo e lo spreco sono legati ad una visione di economia lineare che prevede la creazione di un bene, il suo utilizzo e il suo scarto. In Italia vengono sprecati oltre 20 milioni di tonnellate di prodotti alimentari, pari a circa 1/3 dell’intera produzione per un valore che si attesta intorno a 8,4 miliardi di euro all’anno. La chiave del cambiamento risiede nella circolarizzazione della filiera agro-industriale che, in un’ottica di bioraffineria, potrebbe diventare un’opportunità strategica nella definizione di nuovi bio-prodotti; si realizzerebbe così un ciclo virtuoso che si collocherebbe tra i 17 “Sustainable Development Goals” (SDGs) adottati da tutti gli Stati Membri delle Nazioni Unite nell’Agenda 2030 di Sviluppo Sostenibile ed in linea con le direttive strategiche di Europa 2020.
In questo contesto il progetto SUSINCER (project code 2019-2538), coordinato dal CREA – Cerealicoltura e Colture Industriali e in partenariato con il CREA – Ingegneria e Trasformazioni agro industriali e il CREA – Politiche e Bioeconomia, si classifica secondo tra i dodici vincitori della competizione che ha visto oltre cento progetti candidati al bando 2019 “Circular Economy for a sustainable future In cosa consiste
In cosa consiste
SUSINCER mira a valorizzare gli scarti agro-industriali ad alto valore aggiunto con lo scopo di orientare le produzioni cerealicole verso una gestione a ridotto impatto ambientale con concomitante adozione di una difesa fitosanitaria più sostenibile. Le bucce di patata e i residui della disoleazione delle radici e dei fusti della rucola sono infatti preziose fonti di biochemicals che il progetto mira a reintrodurre nella filiera, puntando a dare vita ad un modello di economia circolare che coinvolga l’immissione della produzione biologica primaria in una filiera industriale sostenibile il cui flusso di scarti venga impiegato come risorsa nella difesa delle due colture alimentari più diffuse al mondo: mais e frumento.
Il progetto implementerà le filiere agroindustriali di patata e rucola disegnando e sperimentando sia in vitro sia in vivo biofungicidi che agiscano contro i funghi micotossigeni (Fusarium verticillioides, Fusarium graminearum e Aspergillus flavus) al fine di limitare la contaminazione da micotossine, tossiche per animali e uomo.
Obiettivi
- Individuare le varietà di patata da industria e coprodotti della filiera delle Brassicaceae con un profilo di metaboliti idoneo al loro riutilizzo come antifungini nella filiera cerealicola.
- Testare e ottimizzare le migliori combinazioni di biocomposti provenienti da patata e Brassicaceae per sviluppare miscele ad alto potere antifungino
- Confrontare l’efficacia delle nuove formulazioni rispetto al trattamento con prodotti commerciali nella difesa di mais e frumento da patogeni fungini e da insetti fitofagi in prove di pieno campo
- Ampliare la conoscenza sulla funzionalità di geni chiave della sintesi di biocomposti in patata e rucola attraverso metodiche computer based e wet Lab (oppure metodiche bioinformatiche e di biologia molecolare)
- Proporre un business plan che valuti la sostenibilità economica, ovvero l’efficienza economica e il reddito per le imprese del processo di riutilizzo degli scarti per formulazione e impiego dei prodotti innovativi proposti
A chi si rivolge
I principali destinatari sono agricoltori che attualmente non dispongono di validi biofungicidi a basso impatto ambientale, aziende che operano nel settore dei fertilizzanti e interessate a sviluppare nuovi prodotti che potrebbero aumentare il valore economico e ambientale dei propri scarti industriali e per i quali potrebbe diventare più conveniente recuperare piuttosto che sprecare e infine i consumatori stessi più attenti all’ecosostenibilità del prodotto acquistato.